
Ti è mai capitato di restare paralizzato davanti a una lista di pizze infinita, di rimandare la scelta di un film per ore su Netflix o di passare dieci minuti davanti a tre tipi di hummus? Non sei solo. Questo fenomeno si chiama choice overload: un sovraccarico da troppe opzioni che può letteralmente mandare in tilt il nostro cervello.
E no, non è pigrizia: è neuropsicologia, ed è anche una questione di relazione con il contesto e con i nostri valori. Vediamo perché.
🧠 Il cervello e il paradosso della scelta
Negli esperimenti neuroscientifici, quando ci troviamo a scegliere tra 6, 12 o 24 alternative, la risposta cerebrale è chiara: con 12 opzioni il cervello lavora meglio, con maggiore coinvolgimento nelle aree decisionali (corteccia cingolata anteriore e striato). Ma con troppe opzioni? Si spegne. Entra in risparmio energetico. Scegliere diventa faticoso, ansiogeno, e a volte impossibile.
In pratica: il nostro cervello valuta costi e benefici dell’attivazione. E se il contesto è troppo complicato o incerto, la motivazione cala.
🌀 Il contesto crea la mente: ACT e contestualismo funzionale
Secondo l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy) e il contestualismo funzionale, il significato di un’esperienza non è interno alla testa, ma nel contesto in cui si verifica. Il problema, allora, non è il numero di scelte in sé, ma come reagiamo a livello verbale ed emotivo al processo di scegliere.
Esempio:
“Se sbaglio, mi pentirò.”
“Devo fare la scelta perfetta.”
“E se poi mi accorgo che ce n’era una migliore?”
Questi pensieri non sono il problema in sé. Il problema è fonderci con essi, cioè trattarli come verità assolute, e non come esperienze transitorie nel nostro flusso mentale.
🧩 RFT: il linguaggio ci incastra
Secondo la Relational Frame Theory (RFT), il nostro linguaggio crea connessioni tra stimoli anche quando non ce n’è bisogno. Quando diciamo:
“La pizza 4 formaggi è meglio di quella con le verdure”
“Ma quella col tartufo costa di più, quindi è di qualità superiore…”
“Quella con l’impasto napoletano è più autentica…”
…il nostro sistema di relazioni arbitrariamente applicate costruisce una rete sempre più complessa, dove ogni scelta è agganciata a valori, giudizi, regole, emozioni e paure. Questo crea evitamento esperienziale e stallo decisionale.
😵💫 Dalla paralisi alla direzione: agire secondo i propri valori
L’ACT ci propone una via d’uscita semplice ma profonda: uscire dalla trappola mentale del “giusto vs sbagliato” e tornare a chiederci:
- Cosa è importante per me qui, ora?
- Che tipo di persona voglio essere mentre scelgo?
- Questa scelta, in quale direzione mi muove?
- Posso fare spazio all’ansia della scelta… e scegliere comunque?
📌 Esempio pratico ACT:
Invece di chiederti “Qual è la scelta perfetta?”, prova con:
“Qual è una scelta sufficientemente buona, che onora ciò che conta per me?”
🧭 5 strategie ACT per non restare bloccati
- Defusione dai pensieri perfezionisti→ “Non devo scegliere la migliore, posso scegliere una valida.”
- Flessibilità psicologica→ Posso sentirmi insicuro o incerto, e scegliere lo stesso.
- Contatto con i valori→ In che direzione voglio muovermi, anche se l’opzione non è perfetta?
- Azione impegnata→ Scegli e procedi. L’azione genera feedback, chiarezza e crescita.
- Consapevolezza del contesto→ A volte, ridurre il numero di opzioni è un gesto di cura verso sé stessi.
✍️ Conclusione
Il problema non è scegliere male. Il problema è perdere tempo e vita in attesa della scelta perfetta. Il nostro cervello ha bisogno di contesti chiari, limiti gentili e direzioni valoriali. Se accettiamo l’imperfezione e scegliamo con gentilezza, la libertà torna a essere una risorsa — non un peso.