Disturbo ossessivo compulsivo

Il DOC o Disturbo Ossessivo Compulsivo è un problema psicologico piuttosto diffuso caratterizzato, come dice il nome, da ossessioni e compulsioni.

È curioso come questa definizione, forse caso più unico che raro nel campo delle diagnosi, non solo descriva gli aspetti fondamentali del disturbo, ma anche le basi della sua terapia.

La distinzione tra ossessioni e compulsioni è nota da moltissimo tempo, ma è solo con l’avvento di strumenti più moderni di trattamento, ed in particolare con la terapia cognitivo comportamentale, che è diventata il cardine della terapia.

Ossessioni

Le ossessioni sono dei pensieri che emergono spontaneamente, ma vissuti come sgradevoli e intrusivi e sono accompagnati da una dose variabile di ansia che va da una lieve preoccupazione fino all’angoscia percepita come intollerabile.

Le ossessioni sono rappresentate da immagini, parole, concetti o idee che esprimono dubbi, preoccupazioni o paure, con la caratteristica di essere poco realistiche o persino bizzarre, o quanto meno esagerate.

Compulsioni

La conseguenza delle ossessioni è l’ansia. Ne deriva il desiderio di ridurla. Da qui nascono le compulsioni, cioè delle azioni che hanno lo scopo di ridurre la pressione delle ossessioni attraverso il controllo, il tentativo di riparazione o la richiesta di rassicurazioni.

Ad esempio, se temo di aver lasciato la manopola del gas aperta (ossessione), allora vado a controllare (compulsione di controllo), se temo di essermi sporcato (ossessione), allora vado a lavarmi (compulsione di riparazione), etc. etc.

Compulsioni mentali

Alcuni tipi di compulsioni sono meno facilmente riconoscibili perché non sono delle azioni visibili, ma vengono effettuate mentalmente, ma si tratta pur sempre di compulsioni in quanto il loro scopo è di ridurre l’ansia generata dalle ossessioni.

Come nasce il DOC

A tutt’oggi non conosciamo con certezza le cause del DOC.

Tuttavia siamo in grado di formulare delle ipotesi, e, soprattutto, siamo in grado di evidenziare alcuni tratti psicologici che sono caratteristicamente associati al DOC.

Ipotesi genetiche

Sebbene non siano stati evidenziati dei geni strettamente collegati al DOC, vi sono buone ragioni per ritenere che, almeno in alcuni casi, la costituzione genetica può avere un ruolo nello sviluppo del DOC.

Ad esempio, è evidente una certa familiarità del DOC, ma non è chiaro quanta parte di questa familiarità sia imputabile alla genetica e quanta ad una sorta di trasmissione culturale delle modalità del DOC.

Ipotesi neuro-fisiologiche e neuro-chimiche

Vi sono alcune aree cerebrali di persone affette da DOC che mostrano un’attività metabolica più alta del normale. L’aspetto interessante di tale osservazione è che l’attività ritorna normale dopo la somministrazione di alcune sostanze, ma anche dopo una terapia cognitivo comportamentale. Gli studi che dimostrarono questo comportamento neuro-fisiologico furono i primi a dimostrare una correlazione tra la psicoterapia e modificazioni del cervello.
Altre ipotesi neuro-fisiologiche e neuro-chimiche sono relative allo sviluppo corticale frontale ed al ruolo della serotonina come neurotrasmettitore.

Bisogna comunque ricordare che gli aspetti neuro-fisiologici e neuro-chimici non sono completamente distinti dagli aspetti psicologici. Il nostro comportamento dipende dalla nostra neurofisiologia, ma il nostro comportamento, a sua volta, influenza la nostra neurofisiologia.

Ipotesi psicologiche

Uno degli studi più interessanti che siano stati condotti in relazione al DOC è quello di Rachman e De Silva nel 1978.

I due studiosi dimostrarono che i pensieri cosiddetti ossessivi del DOC erano in realtà presenti in tutta la popolazione normale. In altri termini, tutte le persone hanno pensieri simili a quelli che spaventano le persone affette da DOC.

La differenza dunque non sta nei pensieri, ma nel modo di affrontarli.

Mentre le persone “normali” quando hanno un pensiero negativo semplicemente non gli danno importanza, le persone che soffrono di DOC tendono a prendere sul serio questi pensieri, sono assaliti dall’ansia e cercano di fare qualcosa per tranquillizzarsi.

A questo punto è possibile che si instaurino dei comportamenti compulsivi che hanno, appunto, lo scopo di ridurre l’ansia.

Sebbene la gran parte dei comportamenti compulsivi siano esagerati, bizzarri, scaramantici o addirittura sembrino dei riti magici, essi comunque hanno il potere di ottenere una sia pur breve tranquillizzazione.

Ciò è sufficiente per entrare in un circolo vizioso di ansia-tranquillizzazione rappresentata dal ciclo di ossessione e compulsione che non si esaurisce mai in quanto non tranquillizza mai abbastanza e soprattutto non definitivamente.

Inoltre sappiamo che chi soffre di DOC sembra avere un alterato senso della responsabilità personale, al punto che il pensiero di non aver fatto tutto quanto possibile per evitare qualche evento negativo può essere interpretato come essere completamente colpevoli nel caso in cui l’evento si verificasse.

A sua volta questo senso di responsabilità così spiccato può avere le sue radici in una educazione molto rigida.

Un altro aspetto caratteristico è la sopravvalutazione dei pensieri, come se i pensieri fossero dei fatti che dimostrano che si è fatti in un certo modo. Ad esempio, avere dei pensieri aggressivi significa essere aggressivi.

Insomma, probabilmente non esiste LA causa del DOC, ma esistono una serie di concause che determinano una maggiore probabilità di sviluppare il disturbo.

Spesso i primi segni emergono in età infantile o adolescenziale, con una tendenza inusuale a ripetere dei piccoli rituali in risposta a piccole ossessioni, con un eccesso di ordine o precisione, con la tendenza a controllare troppo ciò che si è fatto, o a chiedere pressantemente rassicurazioni su se stessi.

Questo tipo di manifestazioni possono scomparire spontaneamente oppure possono incrementarsi, fino a generare un vero e proprio DOC.

Una volta instauratosi, il DOC tende a cronicizzarsi. Cioè prende sempre più spazio nella vita fino a diventare una vera e propria modalità di rapporto con il mondo e con gli altri.

Tutto viene pervaso dalle componenti del DOC: le ossessioni, le compulsioni e gli evitamenti.

Cioè si finisce con l’evitare molte situazioni e molte circostanze in cui si teme[“Cioè si finisce con l’evitare molte situazioni e molte circostanze in cui si teme l’insorgenza di ossessioni e dunque di compulsioni e quando comunque emergono le ossessioni ci si sente costretti ad espletare i propri rituali (le compulsioni).

In un certo senso si può dire che il DOC è una specie di comportamento appreso.

Questa è una buona notizia, perché se si può apprendere il DOC si può anche apprendere come uscirne.

Il trattamento del DOC è stato per molti anni impedito da una scarsa comprensione del disturbo. Probabilmente le prime descrizioni del disturbo risalgono al 1621 ad opera di Robert Burton e poi nel 1660 ad opera di Jeremy Taylor. Entrambi lo inquadravano all’interno di una sorta di melanconia religiosa in cui alcuni scrupoli eccessivi rendevano la religiosità di alcuni individui eccessiva e rigida, caratterizzata dal terrore di avere pensieri blasfemi, sessuali o aggressivi.

Un passo ulteriore fu compiuto nel diciannovesimo secolo quando divenne chiara la distinzione del disturbo dalle condizioni deliranti (le psicosi), in quanto si comprese che le persone affette da ossessioni e compulsioni fossero consapevoli delle loro “esagerazioni”. E così il DOC venne inquadrato tra le neurosi, ma il dibattito culturale dell’epoca che distingueva tra disturbi della volontà, dell’intelletto e delle emozioni, non riusciva a render conto del meccanismo fondamentale del disturbo.

Anche Sigmund Freud, agli albori del ventesimo secolo, con la sua teoria della regressione anale, non riuscì ad avere successi significativi con la psicoanalisi e, sostanzialmente, ammise un parziale fallimento della sua concettualizzazione del disturbo.

Il primo successo terapeutico significativo si ebbe finalmente con una spettacolare tecnica messa a punto da Victor Meyer studioso del comportamentismo.

In pratica egli espose i suoi pazienti alle situazioni che scatenavano le ossessioni, e fece in modo che essi non espletassero le compulsioni, cioè ottenne una prevenzione di risposta.

Tipi di DOC

Coerentemente con la definizione data, vengono descritti diversi tipi di DOC in funzione del tipo di ossessione e compulsione.

La contaminazione, Ordine e simmetria, identità personale o di genere, Paura di perdere il controllo.

Il Dott. Di Venanzio Luca, Psicologo di Pescara, vi aiuterà a superare questo problema, grazie alle nuove tecniche innovative di terza generazione cognitivo comportamentale: ACT E MINDFULNESS