Disfunzione Erettile: Quando la Mente si Intromette tra Corpo e Desiderio

“Il corpo non è un ostacolo da superare, ma una casa da abitare.” – Steven C. Hayes

Un tema intimo, un disagio diffuso

La disfunzione erettile (DE) è una difficoltà che colpisce milioni di uomini in tutto il mondo. Si stima che circa il 20-30% degli uomini sotto i 40 anni e oltre il 50% degli uomini sopra i 50 anni sperimentino episodi significativi di DE (Kessler et al., 2003; Ayta et al., 1999). Eppure, per molti, parlarne è ancora un tabù. Il silenzio che circonda il problema può alimentare la vergogna, il senso di inadeguatezza, l’isolamento.

L’ACT ci invita a cambiare prospettiva: non combattere il sintomo, ma trasformare il nostro rapporto con esso.

Cosa succede davvero nella disfunzione erettile?

In termini semplici, la disfunzione erettile è l’incapacità persistente o ricorrente di ottenere o mantenere un’erezione sufficiente per un’attività sessuale soddisfacente (DSM-5, APA, 2013).

Ma questa definizione biologica non dice tutto. In molti casi, soprattutto in assenza di patologie organiche, il vero nodo è psicologico e relazionale.

Il ciclo della preoccupazione

“E se succede di nuovo?”

“E se lei pensa che non la desidero?”

“E se non sono abbastanza uomo?”

Questi pensieri alimentano ansia da prestazione, una condizione in cui il focus si sposta dal desiderio alla performance, dall’esperienza al controllo. Il corpo, che ha bisogno di sicurezza e abbandono, viene invece “monitorato” come se fosse un apparecchio da far funzionare.

Il risultato? L’attivazione ansiosa (sistema simpatico) inibisce la risposta erettile (mediata dal sistema parasimpatico). Un cortocircuito perfetto.

ACT e Disfunzione Erettile: smettere di lottare, iniziare a vivere

L’ACT propone un approccio radicale: non combattere i pensieri o le emozioni spiacevoli, ma accoglierli e impegnarsi in ciò che conta.

Steven Hayes, uno dei fondatori dell’ACT, lo spiega chiaramente:

“La qualità della nostra vita dipende dalla nostra disponibilità a provare esperienze spiacevoli al servizio di ciò che amiamo.” (Hayes et al., 2012)

Nel contesto della DE, questo significa lasciare andare l’ossessione per la performance e ri-orientarsi verso l’intimità, il contatto, la connessione autentica.

1. Defusione: Non sei i tuoi pensieri

Il pensiero “non sono capace” non è una verità assoluta. È solo un prodotto della mente. Possiamo notarlo, etichettarlo, lasciarlo essere.

Tecnica: “Sto avendo il pensiero che…”

Ad esempio: “Sto notando che la mia mente sta dicendo che non sarò in grado.” Questo riduce l’impatto emotivo del pensiero.

2. Accettazione: Lasciare spazio al disagio

Invece di evitare ansia, frustrazione o imbarazzo, l’ACT ci insegna a fare spazio a queste emozioni nel corpo, senza fuggire né giudicare.

Tecnica: Respirare nel disagio, localizzandolo fisicamente e osservandolo con curiosità.

3. Valori: Perché è importante per me?

Chiedersi: “Che tipo di partner voglio essere?” ci sposta dal sintomo alla direzione. Non si tratta di “funzionare bene”, ma di esserci, pienamente, per l’altro e per sé stessi.

La sessualità come esperienza di presenza, non di prestazione

Quando la sessualità diventa un terreno di controllo, perde la sua forza vitale. Ma se la riportiamo al presente, può tornare ad essere un’esperienza di connessione profonda.

Il training ACT può aiutare la persona con DE a:

  • Ridurre l’evitamento e l’ipercontrollo
  • Coltivare l’intimità anche attraverso la vulnerabilità
  • Riscoprire il piacere come fenomeno relazionale e sensoriale, non come compito da eseguire

Evidenze scientifiche

La letteratura scientifica supporta sempre più l’efficacia degli approcci basati sulla mindfulness e sull’accettazione nella sfera sessuale.

Uno studio pubblicato su The Journal of Sexual Medicine ha mostrato che gli interventi ACT migliorano significativamente l’ansia da prestazione e la soddisfazione sessuale in pazienti con DE (Bossio et al., 2018).

Un altro lavoro di Brotto et al. (2016) sottolinea come la presenza consapevole e l’accettazione siano fondamentali per il benessere sessuale, più ancora della “funzionalità” meccanica.


Conclusioni: La libertà sessuale è libertà di essere

La disfunzione erettile non è solo un fatto di erezione. È un’esperienza che spesso racconta una relazione complessa con sé stessi, con il corpo e con l’intimità. Lavorare in ottica ACT significa aiutare la persona a riconnettersi con i propri valori, con la presenza, con la vita vera.

Perché l’intimità non nasce dalla perfezione, ma dalla presenza autentica.


Bibliografia

  • American Psychiatric Association. (2013). DSM-5 – Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina.
  • Ayta, I. A., McKinlay, J. B., & Krane, R. J. (1999). The likely worldwide increase in erectile dysfunction between 1995 and 2025 and some possible policy consequences. BJU International, 84(1), 50–56.
  • Bossio, J. A., Basson, R., Driscoll, M., Correia, S., & Brotto, L. A. (2018). Mindfulness-Based Therapy for Sexual Dysfunction: A Review. The Journal of Sexual Medicine, 15(2), 193–204.
  • Brotto, L. A., Seal, B. N., & Rellini, A. (2016). Pilot study of a brief cognitive behavioral versus mindfulness-based intervention for women with sexual distress and a history of childhood sexual abuse. Journal of Sex & Marital Therapy, 38(1), 1–27.
  • Hayes, S. C., Strosahl, K. D., & Wilson, K. G. (2012). Acceptance and Commitment Therapy: The Process and Practice of Mindful Change. Guilford Press.

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