I soldi fanno la felicità? Una verità a metà – e perché è utile cambiare la domanda

Quando il benessere non si può comprare

Tutti ce lo siamo chiesti almeno una volta: i soldi fanno la felicità? Le ricerche dicono che sì, avere un reddito dignitoso migliora la qualità della vita. Ma oltre una certa soglia – intorno ai 60-75 mila euro annui – la relazione si affievolisce. Guadagnare di più non rende automaticamente più felici. Anzi, può aumentare ansia, competizione e isolamento.

E allora viene da chiedersi: cosa cerchiamo davvero quando desideriamo “essere felici”?

La trappola del “dovrei sentirmi meglio”

Russ Harris, medico e psicoterapeuta, nel libro La trappola della felicità, fa una provocazione interessante: e se fosse proprio l’ossessione per la felicità a renderci infelici?

Viviamo in una cultura che ci spinge a eliminare le emozioni scomode, come se fossero errori da correggere. Ma la vita reale è un intreccio di esperienze piacevoli e dolorose. Cercare di stare sempre bene è come voler solo giornate di sole: una richiesta impossibile.

Non è sbagliato desiderare benessere. Ma è rischioso farne una condizione per iniziare a vivere davvero.

Una felicità più autentica: agire in direzione di ciò che conta

Più utile che inseguire un’emozione, è chiedersi: che tipo di persona voglio essere? Che tipo di vita voglio costruire, indipendentemente da come mi sento oggi?

Le azioni che nascono da ciò che per noi ha valore – come la cura, la lealtà, la creatività, la giustizia – danno significato anche ai momenti difficili. Non cancellano la fatica, ma la rendono sopportabile. Ci rimettono in cammino.

Spesso non abbiamo potere su ciò che proviamo, ma abbiamo sempre la possibilità di scegliere che direzione dare alle nostre giornate. Anche nelle emozioni più cupe, possiamo trovare uno spazio di movimento.

Relazioni, presenza e libertà interiore

Le ricerche di lungo corso – come l’Harvard Study of Adult Development – confermano che le relazioni profonde sono il principale fattore di benessere duraturo.

Ma non bastano i legami: serve anche la presenza. La capacità di esserci con tutto ciò che c’è. Ascoltare il nostro corpo, respirare, accogliere ciò che proviamo senza giudizio. Quando smettiamo di combattere con le emozioni, possiamo iniziare a occuparci di ciò che davvero conta.

La vera ricchezza non è possedere di più. È poter scegliere con libertà come vivere, anche quando la mente racconta storie di paura, di fallimento o di scarsità.

Una manciata di domande utili

Per concludere, ecco alcune domande che potrebbero aprire spazi nuovi. Le usiamo spesso anche nel nostro lavoro clinico al centro La Fenice:

  • Che tipo di vita voglio costruire, anche se non sempre mi sento “felice”?
  • Quali sono le cose che contano per me, che nessun importo in banca può comprare?
  • Cosa posso fare oggi che mi avvicini, anche solo di poco, alla persona che voglio diventare?
  • Se accettassi il disagio che provo invece di evitarlo, cosa potrei finalmente iniziare a fare?

Conclusione

Il denaro è importante. Ma non è tutto. Possiamo smettere di cercare la felicità come un premio da conquistare, e iniziare a viverla come una direzione, una scelta quotidiana.

In fondo, come ricorda Russ Harris:

“Non c’è nulla di sbagliato in te. Stai solo lottando con il fatto di essere umano.”

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