
Erano convinti di confidare i loro disagi e le proprie debolezze allo psicologo online in forma confidenziale e riservata, ma la verità era che i pazienti erano “ascoltati” e “spiati” e le loro informazioni personali, di fatto, condivise con i principali social media quali Google, Facebook e TikTok.
È stata la startup americana di telemedicina conosciuta con il nome di Cerebral, ad aver ammesso di essere stata inconsapevolmente causa della condivisione di dati personali di migliaia di utenti con i colossi della tecnologia. L’azienda aveva ottenuto un’esponenziale popolarità con l’offerta della propria app di servizi di salute mentale a seguito dell’emergenza globale legata allo scoppio della pandemia di Covid-19, quando sempre più persone, provate e debilitate mentalmente dalla situazione di clausura imposta, avevano iniziato a cercare strumenti e metodologie di supporto psicologico online.
Proprio nei giorni scorsi, infatti, la Cerebral ha deciso di pubblicare sul proprio sito web un avviso in cui ha ammesso di aver fatto uso, sin dal 2019, dei cosiddetti “pixel”, ossia degli script di tracciamento che grandi multinazionali come Google e Meta propongono a sviluppatori di terze parti a fini pubblicitari, favorendo la raccolta di una mole enorme di dati sensibili di utenti che, spesso in maniera inconsapevole, continuano a fornire a società esterne.
Ed effettivamente, anche se la maggior parte degli utenti raramente si cimenta nell’attenta lettura delle sempre più lunghe e complesse informative sul tema del trattamento dei dati personali, preferendo sorvolarle e rinunciando alla propria privacy pur di poter procedere alla rapida installazione dell’app o alla fruizione del contenuto online richiesto, la policy di Cerebral aveva chiaramente esplicitato come la stessa raccolga informazioni e dati dell’utente con terze parti, spiegando poi tra l’altro come, oltre ai dati anagrafici, per mezzo delle app di supporto psicologico i vari social media possono profilare lo stesso fruitore attraverso la raccolta e l’analisi di post, foto, video, persone seguite, follower e preferenze espresse attraverso i “like”.
A seguito dell’ammissione, la Cerebral ha chiarito di aver disposto la rimozione del codice di tracciamento da tutte le sue app, a differenza di quanto fatto dai giganti della tecnologia che, perlomeno facendo riferimento alla normativa statunitense, non avrebbero nessun obbligo in riferimento alla cancellazione dei dati personali “collezionati”, in quanto ottenuti in forma lecita. In Europa, al contrario, il GDPR richiede un consenso in forma esplicita e consapevole da parte degli utenti.
Una vicenda che ci colpisce e ci invita a riflettere su come, sempre più spesso, ci troviamo esposti agli occhi invisibili e spalancati di un “Grande Fratello” che, attento, monitora e sorveglia le nostre azioni, le nostre preferenze, i nostri “passi digitali”. Dando per scontato come, in qualità di aziende commerciali, tali società hanno di fatto il legittimo diritto di fare, nei limiti, quanto in loro potere per ottenere benefici in termini commerciali e di marketing, da parte nostra sarebbe opportuno che ci impegnassimo nel renderci maggiormente consapevoli dell’esposizione digitale alla quale andiamo incontro.
E soprattutto per ciò che riguarda temi sensibili e delicati, quali quelli relativi alla salute e al benessere mentale, affidarsi a piattaforme che molte volte “sfruttano” gli psicologi alle prime armi, in cambio di prezzi stracciati, non è la scelta adatta, forse cercare il miglior psicologo a pescara o nella tua città è la scelta migliore.
In collaborazione con il Dr. Alessandro Bellardi Falconi