Psicologia e Covid-19: cosa ci aspetta nella FASE II

Dopo quasi due mesi di lockdown per l’epidemia di Covid-19, in Italia si comincia a parlare di un graduale ritorno alla normalità a partire da maggio. Dalla prospettiva psicoterapeutica, quali sono i problemi da affrontare nella nuova fase? Per rispondere, sono stati fatti studi sugli effetti di questa situazione epocale sulle persone.

Una recente ricerca dell’Università Tor Vergata di Roma con l’Università dell’Aquila ha evidenziato nei partecipanti percentuali consistenti di sintomi da disturbo post-traumatico da stress, disturbi dell’adattamento, stress elevato, ansia, depressione e insonnia. I sintomi riflettono disagi legati alla paura del contagio, all’isolamento, e a timori economici e sociali che la pandemia comporta ora e nel futuro. Le categorie di persone più esposte risultano: chi ha un lavoro precario o i disoccupati, per la grave crisi economica in corso; le casalinghe, per il ruolo di gestione familiare fondamentale nella società italiana; chi ha un basso livello di istruzione, per la mancanza di strumenti utili ad affrontare la situazione; il personale sanitario, per la responsabilità nella gestione dei malati; i pazienti, per l’eccezionale isolamento forzato nelle strutture ospedaliere; e soprattutto chi ha perso persone care senza poterle assistere e poter svolgere il funerale.

Il rischio in futuro è che questi disturbi possano aggravarsi o cronicizzarsi; sulla base alle crisi economiche e sociali precedenti, a preoccupare è la fascia di popolazione di età compresa tra 30 e 50 anni, quella più colpita dalla pandemia e responsabile del mondo che verrà. Per affrontare questo problema le associazioni e i professionisti di psicoterapia presenti sul territorio nazionale offrono strumenti efficaci, soprattutto la terapia Cognitivo-Comportamentale di cui l’ACT è l’attuale “protagonista”.

La terapia Cognitivo-Comportamentale si basa su una visione largamente diffusa che vede l’origine dei problemi psicologici nella relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti di una persona; si propone quindi di modificare gli schemi di interpretazione della realtà del singolo per regolare in senso pragmatico le sue reazioni a ciò che accade. In questa terapia collaborativa terapeuta e paziente ragionano insieme sulla natura del disturbo e trovano insieme soluzioni specifiche ed efficaci. L’ ACT è una terapia facente parte della famiglia delle terapia CBT, terapia di accettazione e di impegno nell’azione, che si concentra maggiormente sull’accettazione della sofferenza come parte inscindibile dell’esistenza, allo scopo di sviluppare tecniche per non esserne sopraffatti e vivere pienamente in base ai propri valori e scopi. Per maggiori informazioni e trovare uno Psicologo a Pescara clicca qui

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