Marco Bellavia: quando la depressione si nasconde dietro un sorriso

All’interno della casa del Grande Fratello Vip si è consumata una delle pagine più brutte della televisione italiana, che si è rivelata un traumatico specchio della società in cui noi tutti viviamo e ha puntato nuovamente i riflettori sui temi della fragilità, dell’inclusività e della salute mentale.

Marco Bellavia, noto per essere stato uno dei volti del programma per bambini Bim Bum Bam negli anni ’90, ha abbandonato la casa dopo neppure un mese dal suo ingresso. Dopo aver confidato agli altri concorrenti di soffrire di depressione, era stato bullizzato dal branco con frasi offensive come “vai alla neurodeliri”, “questo è proprio scemo”, “stai zitto”, “se hai dei problemi resta a casa tua”, fino all’agghiacciante e orribile “uno così merita di essere bullizzato”. Proprio quest’ultima affermazione ha scatenato l’ira dei social e alla prevedibile e inevitabile presa di posizione di Alfonso Signorini, il conduttore della trasmissione, che in diretta TV ha espresso tutto il suo sdegno e ha pronunciato l’attesa squalifica dell’autrice della frase infelice, Ginevra Lamborghini.

Cosa ci rimane dopo l’accaduto? Cosa abbiamo imparato? Abbiamo compreso quanto sia difficile trovare il coraggio di ammettere di soffrire, di avere un problema. Abbiamo capito quanto possano far male l’indifferenza, la stigmatizzazione sociale, il bullismo. Marco Bellavia quel coraggio l’aveva trovato, aveva ammesso di trovarsi nel pieno di una lotta interna contro i demoni del cuore e della testa ai quali non aveva alcuna intenzione di soccombere. Aveva lanciato un grido di aiuto: “Conto di riuscire ad andare avanti se mi date una mano. Perché se una persona ha bisogno e gli altri 22 lo aiutano, ce la farà. Da solo non ce la farà”. Quel grido è rimasto inascoltato, disperdendosi come un granello di sabbia lanciato dal vento in un mare di indifferenza e cattiveria.

Tutto questo non deve però toglierci la forza di combattere, di guardarci dentro, di riconoscere i nostri limiti e di chiedere aiuto quando sentiamo di non farcela da soli. Il boom del bonus psicologo, che ha contato centinaia di migliaia di richieste poche ore dopo il lancio del servizio, ci aiuta a mettere meglio a fuoco la fotografia di un malessere generalizzato che la pandemia, la guerra, la situazione finanziaria e le fosche tinte di un futuro anche troppo prossimo, ci vede tutti – chi più, chi meno – coinvolti. Ciò che è accaduto a Marco Bellavia deve aiutarci, deve farci riflettere e deve, soprattutto, infonderci coraggio. Perché dietro lo spesso, robusto e apparentemente invalicabile muro dell’indifferenza c’è, e ci sarà sempre, qualcuno disposto a tenderci una mano, a offrirci una stretta robusta in grado di tirarci su, lontani dal buio. Non siamo soli.

In collaborazione con Alessandro Bellardi Falconi

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