FASE II e III Dalla paura alla consapevolezza

Dal 4 maggio finalmente il lockdown dovuto alla pandemia da Coronavirus è finito, ed è iniziata la Fase 2, quella di una nuova ripresa, seppur lenta e difficile. 

Di fronte a questa nuova fase, i comportamenti delle persone appaiono molto diversi: da un lato c’è chi ancora non si fida ad uscire di casa, oppure lo fa ma rispettando tutte le dovute precauzioni, e poi dall’altro c’è chi adotta comportamenti irresponsabili perché è convinto che il peggio sia oramai passato. Gli autori di questi comportamenti indifferenti e disinteressati sono soprattutto i giovani, che molto spesso evitano di mettere la mascherina e non rispettano neppure il distanziamento sociale richiesto. 

Tuttavia, nonostante spesso il dito venga puntato sui giovani, che sembrano indifferenti e irresponsabili, alcuni psicologi ci tengono a precisare che il tema del Coronavirus ha confuso un po’ tutti, anche perché molto spesso sono stati lanciati dei messaggi contraddittori e fuorvianti a riguardo che hanno destabilizzato le persone. Una fetta importante delle persone, nonostante ci sia una sovraesposizione mediatica, non ha alcuna idea su quale sia la situazione dei contagi e sulla tenuta del sistema sanitario, a dircelo sono varie ricerche.

E’ vero che durante l’adolescenza ogni comportamento a rischio rappresenta un modo per mettere alla prova se stessi, per questo ci si sente invincibili e tutti i riti iniziatici costituiscono una sfida con questa consapevolezza, ma il modo giusto per aiutare i ragazzi a capire il pericolo che corrono, è quello di non puntare sull’angoscia, ma piuttosto sulla responsabilità reciproca, sul ruolo che ognuno di noi ha in questo periodo di emergenza. 

Sarebbe piuttosto opportuno educare tutte le persone alla consapevolezza che ogni azione oltre a provocare un possibile effetto su se stessi potrebbe provocare un forte danno per gli altri, per l’economia e la società intera.

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