Dalla sofferenza al benessere: il percorso di Steven Heyes, il padre dell’ACT

Professore di Psicologia della Nevada Foundation presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università del Nevada e autore di ben 47 libri e oltre 670 articoli scientifici e accademici, Steven Heyes, il fondatore del modello ACT, acronimo di Acceptance and Commitment Therapy, è stato inserito dall’Institute for Scientific Information tra i 30 psicologi al mondo ad aver avuto il “maggior impatto” nel decennio tra il 1980 e il 1990.

Nato nel 1948 e cresciuto nella California meridionale degli anni ‘60, studia e si laurea presso la prestigiosa University High di San Diego. Da sempre affascinato dalla psicologia e da quella sua particolare capacità di porsi come ponte comunicativo tra umanità e scienza, ha mostrato nel contempo un costante e curioso interesse nei confronti dei più svariati ambiti della scrittura, del canto, della matematica, della musica e delle scienze in generale.

Impiegato dal 1966 al 1970 presso la Loyola Marymount University, con sede a Los Angeles, stringe una sincera amicizia con Irving Kessler (divenuto in seguito suo mentore), terapista comportamentale e membro della facoltà dopo aver condotto studi sul condizionamento dell’occhio e numerose attività di ricerca e di pratica clinica.

Attratto dalla filosofia e dal pensiero orientali, estimatore degli ideali utopici dell’epoca e dell’esplorazione spirituale, trova negli scritti e nel lavoro di Burrhus Frederic Skinner (lo psicologo forse più influente nell’ambito del Comportamentismo) la rappresentazione più vivida del suo pensiero. Ispirato in particolare dal libro “Scienza e comportamento umano” Heyes, supervisionato dal già citato dottor Kessler, discute una tesi all’interno della quale confronta, influenzato proprio dalla cosiddetta Skinnerbox e dal Condizionamento Operante del famoso psicologo comportamentista, la prevenzione, la modellazione e l’osservazione delle risposte nella riduzione dei vari comportamenti di evitamento dei ratti.

Dopo aver conseguito un dottorato in Psicologia Clinica presso la West Virginia University, Hayes entra in contatto con alcuni dei maggiori esponenti della corrente cognitivo- comportamentale, che lo stimolano a tal punto da spingerlo alla pubblicazione di diversi articoli incentrati sul comportamento umano e animale.

Membro di facoltà presso la North Carolina University a Greensborg dal 1977 al 1986, proprio in quegli anni si ritrova a dover fare i conti con un forte disturbo d’ansia, che gradualmente lo conduce verso uno stile di vita sempre più complicato. Proprio così: uno dei più grandi psicologi clinici contemporanei sperimenta sulla propria pelle la sofferenza e il panico, un baratro di dolore emotivo che lo conduce a cercare di trovare lui stesso una via di fuga da quel blocco psichico che lo incatena.

La risposta si presenta con la creazione di un nuovo modello teorico che decide di denominare ACT, Acceptance and Commitment Therapy, letteralmente “Terapia di accettazione e impegno nell’azione”, una forma psicoterapica di terza generazione basata su evidenze sperimentali. L’obiettivo principale della terapia è quello di aiutare l’individuo nella messa in atto di comportamenti concreti e in linea con i propri valori, pur in presenza di interferenze emotive ed eventi dolorosi, che non devono essere fuggiti o evitati, ma accettati e interiorizzati fino ad arrivare, attraverso quella che Hayes chiama “flessibilità psicologica”, al raggiungimento di un pieno benessere psicologico.

In collaborazione con Alessandro Bellardi Falconi

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