Ciò a cui abbiamo assistito qualche giorno fa a Sanremo potremmo riassumerlo con quello che la psicologia identifica con il termine “agito”, un gesto disfunzionale che sfoga in azione un’esperienza che non si è capaci di elaborare o gestire in modo differente. Si verifica generalmente quando perimentiamo delusioni o frustrazioni, talmente elevate, da farci attraversare uno stato di attivazione emozionale che non riusciamo a modulare in altro modo se non “scaraventandolo” fuori e lontano da noi, attraverso dei modi di agire dettati dalla pulsione e dall’istinto.
Delle modalità di azione che Blanco sembra aver ricalcato alla perfezione, dando vita a uno spettacolo di rabbia e impulsività frutto forse anche di un basso livello di soglia della frustrazione. Un genere di condotta che in ambito psicologico e psichiatrico risponde a una specifica categoria diagnostica, quella dei Disturbi del Controllo degli Impulsi, anche noti con l’acronimo DCI e che, come il nome stesso lascia intendere, descrivono l’incapacità del soggetto che ne risulta affetto nel resistere a una tentazione o a un impulso impellenti; l’individuo dà così il via a un’azione pericolosa per se stesso e per chi lo circonda, preceduta da una sensazione di tensione crescente e seguita da sentimenti di gratificazione e compiacimento. Tuttavia, una volta che l’azione è stata compiuta, sopraggiungono rimorso e colpevolezza.
La difficoltà nella gestione degli impulsi è per certi versi piuttosto simile a quella sperimentata nel Disturbo Ossessivo Compulsivo, dove un pensiero intrusivo che si insinua subdolamente nella mente del soggetto ne determina successivamente l’azione. Così come simile al DOC è l’impressione che la spinta verso la compulsione sia molto più potente del proprio desiderio di combatterla.
«Ho cercato comunque di divertirmi». Questa è stata la risposta di Blanco alla domanda, di un imbarazzatissimo Amadeus, sul perché si fosse comportato in quel modo. Una risposta che all’apparenza non convince ma che, analizzata a fondo, potrebbe avvalorare e legittimare quanto abbiamo appena descritto: Blanco, incapace di gestire il suo senso di frustrazione di fronte all’imprevisto, si è sfogato in un’azione distruttiva che ha generato in lui una sensazione di appagamento e, forse, di divertimento.
Un’impulsività che, forse, lo stesso sistema sociale in cui viviamo non è più in grado di educare perché dominato da velocità e scambi immediati. La stessa scuola, così come la famiglia, vedono il loro ruolo formativo ridursi sempre più a scapito di una comunicazione che viaggia ormai sempre più spedita sulle chat e sui social network. Il risultato temuto è quello di “far crescere” ragazzi incapaci di controllare le proprie emozioni perché non più in grado di classificarle e dar loro un significato, e per i quali le uniche opzioni di liberazione da quel vuoto interiore sono rappresentate da rabbia e violenza incontrollate.
La terapia ACT, potrebbe fornire utili strumenti per vivere la vita, cavalcando gli impulsi.
In collaborazione con il Dr. Di Venanzio. Alessandro Bellardi Falconi